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venerdì 23 settembre 2016

Inizio anno scolastico con catastrofe in apertura nel gioco degli scacchi della scuola italiana: permangono luoghi comuni ma anche motivi di fierezza e di speranza di Giancarlo Memmo.

“Gli animali da fuori guardavano il maiale e poi l'uomo, poi l'uomo e ancora il maiale: ma era ormai impossibile dire chi era l'uno e chi l'altro.” G. Orwell















Ormai è iniziato l’anno scolastico 2016/17, inizia a dispiegare i suoi effetti la legge 107, legge che ricordiamolo è stata voluta da un governo posticcio che ha riferimenti più nella troika che nell’elettorato italiano, e che nell’ambito di una filosofia “aziendalistica”, consegna la chiamata diretta, una volta incostituzionale, ai presidi delle varie “unità produttive”. L’oggettività e la costituzionalità di una graduatoria a cui attenersi viene superata in “ambiti senza gradazione” dove conta tutto tranne l’e-s-p-e-r-i-e-n-z-a lavorativa che invece conta in qualunque mansione del “privato”. Lo stesso procedimento amministrativo risultava più razionale con “la graduatoria”, bastava dare più peso a certi indicatori e meno ad altri e si otteneva una graduatoria e non un ambito con campi “orizzontali”.  La legge 107, propagandata dal mainstream come frutto di consultazione con la scuola, in realtà è un atto unilaterale, tra l’altro tecnicamente costruito in organismi esterni al processo democratico e istituzionale e su cui pende la possibilità di referendum abrogativo. Ma le amenità della legge 107 sono tali da contrastare anche la libertà di insegnamento, libertà già in rapporto dialettico con il ruolo del collegio dei docenti introdotto nei decreti delegati del ‘74 e ulteriormente compressa nelle programmazioni “dipartimentali” tanto care al processo creativo dell’autonomia scolastica. Ora ci dovremo abituare, nella migliore delle ipotesi, a presidi che per evitare “cadute di performance” riorientano, almeno il personale di “ambito”, nella didattica rendendola per esempio più gradevole alle famiglie, e tralasciamo tutti i meccanismi umani di adattamento che “anticipano le richieste”. Comunque sulla 107 è stato scritto moltissimo e molto sarà scritto dalle deleghe legislative ed è inutile dire che cambierà in peggio l’ambiente di lavoro.

Le assunzioni sono state fatte con un articolato piano di mobilità, che non solo ha creato disparità di trattamento, ma ha favorito l’esodo dei docenti dal sud al nord, quello che qualcuno ha tristemente definito “la cacciata”.  Infatti l’esecutivo era in debito con la giustizia europea per “abuso di contatto determinato” e ha dovuto fare un piano di assunzioni in fretta e in furia, su cui sarebbe inutile citare le distorsioni che l’organico di “potenziamento” ha creato. Naturalmente il piano di mobilità e’ basato su un algoritmo “segreto” che non sappiamo quanto rispetti la contrattazione di disciplina, ma del resto già Brunetta aveva ribaltato la gerarchia delle fonti normative, relegando la contrattazione a livello inferiore rispetto alla legge..in questo caso nessuno ha tuonato contro la violazione del processo di delegificazione che in altre occasioni era additato come la panacea di ogni male. Se si voleva dare un serio contributo alla Scuola, bastava per esempio prevedere sezioni di scuola con classi più piccole rispetto alle attuali, sfruttando l’incremento di organico per diminuire il numero di alunni per classe.

Il problema del curricolo verrà affrontato, statene certi, in chiave aziendalista: con slogan tipo “troppe materie, togliamo materie inutili, lingue morte, valorizziamo il curricolo implicito a scapito di quello esplicito, affidiamo a terzi “esternalizziamo”, ecc. E’ inutile spiegare alla Confindustria che per esempio il Latino è una materia “scientifica”, che il processo creativo di traduzione delle versioni è equivalente al processo di soluzione dei problemi di Fisica e quindi permette lo sviluppo della “mentalità scientifica”…queste cose non interessano e sono sorpassate dalle frontiere dionisiache e diofantee della scuola 2.0.

La valutazione del docente, diventa una valutazione intrusiva e non partecipata al fine del miglioramento del processo di lavoro, utile al fine di creare una lista di proscrizione di “immeritevoli” che saranno parcheggiati,  nel limbo del licenziamento e mobilità extramministrazioni.   I sindacati hanno provato a cercare di mitigare gli effetti distorsivi più evidenti ma il governo, sempre aperto alle istanze della Anp quando si tratta di tutele crescenti per i presidi, è sordo alle richieste del mondo della scuola. L’esecutivo, ha cercato di compensare la caduta di credibilità e di consenso con i “concorsoni” che sono un imbuto: largo all’inizio e stretto alla fine! Per cui opererà inesorabilmente il meccanismo delle aspettative crescenti dei candidati e dell’opinione pubblica e amplificherà il disastro della “delusione” degli esclusi, non credo che nessuno in Viale Trastevere si pone minimante il problema dell’instabilità degli equilibri competitivi, purtroppo ascoltano troppi Zingales e Boldrin e molto il “dottor” Giannino. Manca proprio la “vision”, cioè quella che richiedono, ironia della sorte, alla “scuola dell’autonomia”.

Per la valutazione dei dirigenti scolastici, che dire?...a parte che è  16 anni che prendono la retribuzione di risultato, cioè da quando se ricordate sia “supplenti” presidi  incaricati anche solo biennali sia presidi effettivi hanno fatto il “corso dirigenziale”, quello da 200 ore per la qualifica di dirigente scolastico.  Quindi i dirigenti (“scolastici” come sottolineano i sindacati dei dirigenti apicali della PPAA) hanno raggiunto per 16 anni risultati autovalutanti,  ma dovrei dire autoreferenziali tanto che nei contratti di settore era completamente assente la parte delle sanzioni disciplinari. Poi l’Anp ha chiarito che i presidi, oberati da carichi di lavoro indicibili, posso fare circolari e Rav, come dire, anche un po’ carenti linguisticamente e logicamente. Però possono valutare i docenti, o meglio vorrebbero.  Dulcis in fundo si afferma il principio per cui  la valutazione dei dirigenti non è “terza” . Infatti  è chiaro (per l’Anp) che ci vuole il dirigente scolastico in commissione, magari in modo che orienti, che spieghi, difenda, dia una mano per evitare gli eccessi “contrastivi” alla Max Bruschi per intenderci.  In democrazia i voti si “contano” e “non si pesano”, per cui il governo alla fine avrà il consenso dell’Anp e poco più … chissà che gli avranno detto gli amici della J.P. Morgan, forse che non si vota più?...mah!

Sulla valutazione del sistema scuola ci sarebbe molto da dire, cominciamo dal fatto che deve esserci un problema di “aria” e di “ossigeno” perché non si spiega il “mistero buffo” dei ragazzi italiani che escono dal circuito scolastico-universitario nostrano, molto screditato, e…improvvisamente, all’estero diventano bravissimi superando i loro colleghi che escono da sistemi decisamente più blasonati. L’unica spiegazione scientifica è che l’aria all’estero sia più ricca di ozono e quindi mette in moto dei metabolismi neurocognitivi che impattando sulla struttura dell’homo italicus, generano eccellenze. Certo occorre non prendere in considerazione che i dati potrebbero essere sbagliati, falsati, mal interpretati, ma nessuno controlla il controllore si sa. Si potrebbe fare un esperimento che gli amici di ROARS (Return on Academic  Research) hanno fatto. Hanno preso una di quelle classificazioni delle università internazionali, tanto per intenderci una di quelle che vede le università statali italiane in posizioni di retroguardia e che non comprendono mai la Bocconi… e hanno fatto una cosa semplicissima: hanno diviso “gli indicatori” della classificazione di ciascun ateneo per la spesa necessaria, il risultato ha ribaltato le posizioni delle università italiane che possiamo sintetizzare così: le posizioni ufficiali non sono certamente esaltanti, tuttavia visto quanto spendiamo (in ricerca quanto l’acquisto del cartellino di un bravo giocatore di calcio) sono ottime!...ecco analoghe considerazioni si potrebbero fare per la Scuola italiana.

La scuola italiana è un ambiente materiale di tipo brechtiano, cioè “essenziale” dove conta l’attore e non la scenografia. In effetti gli edifici sono splendidamente inadatti e vetusti, la sicurezza è “fai da te”, gli ambienti di lavoro e di studio sono da archeologia industriale, internet ha una banda larga lentissima, la dotazione tecnologica è in funzione delle risorse che possono essere disponibili, per cui è penosa. Ecco nonostante le cucine e gli ingredienti “, i cuochi” riescono a produrre risultati pregevoli, perché?,,,perché sono bravi cuochi ovvio!
Il precariato, malato cronico di “supplentite” è affrontato negli stessi termini con cui un medico (impazzito) affronterebbe un malato, dando la colpa al paziente della sua stessa malattia: la supplentite non è risolta perché continuano a formarsi piaghe da precariato patologico. L’approccio dovrebbe essere complessivo, non settoriale, dovrebbe riguardare innanzitutto come qualificare e rilanciare il mercato del lavoro italiano che sarebbe il caso che offrisse una adeguata collocazione ai giovani laureati, l’Amministrazione dovrebbe stabilizzare il precariato esistente coprendo ben oltre l’organico di diritto. Questo non viene fatto per i “vincoli europei” che vanno dalle magie contabili che le “partite di spesa straordinarie” offrono e dall’impossibilità di operare in deficit spending. In ogni caso per la tipologia di servizio offerto, una percentuale fisiologica di precariato è ineliminabile e l’afflusso di precari dovrebbe essere anche un modo di preservare la “diversità” docente e il collegamento reale con la società, quindi entro certi limiti un’esperienza necessaria e positiva.

Il percorso per diventare docenti è lungo e farraginoso, francamente è più semplice entrare alla NASA:
laurea magistrale+(TFA-SISS-abilitazione)+precariato+concorso per abilitati+tirocinio lavorativo =
docente di ruolo = 10-13 anni!
Da qui i “viaggi della speranza” in Romania, Spagna, Austria, Svizzera…sarebbe poi il caso che la magistratura desse un’occhiata per tranquillizzarci che l’indotto dei corsi vari, delle preparazioni, delle batterie di test anche in pillole, siano tutti più che limpidi e privi di conflitti di interesse o al massimo solo una mera conseguenza delle inefficienze amministrative, e non abbiano, oltre che il lucro, qualche “capacità di orientamento” delle scelte amministrative.
Venghino signori, venghino c'è l’organico docente che è un oggetto misterioso! Infatti si presta ad ogni sorta di manipolazione e di prestidigitazione: voglio dire che i precari sono troppi?…voilà parlo solo di contratti e non di posti o cattedra. Voglio dire che i docenti italiani sono tanti, fuori dalle dimensioni europee?.. voilà ci metto dentro i docenti di sostegno, quelli di religione, gli ITP e ci sarebbe un discorso di “esternalizzazione” sugli insegnanti di Scienze Motorie. Voglio dire che il sostegno è garantito agli allievi h?.. evito di ricordare che quando l'Amministrazione è soccombente, provvede ad assegnare le ore all'allievo ma le toglie da un altro che non ha fatto ricorso o che è inserito in contemporanea insieme ad altri allievi h con il medesimo insegnate di sostegno. Voglio dire che gli insegnanti italiani lavorano poco?.. evito di parlare di quale sia il tempo di preparazione di una lezione digitale, evito di parlare della norma contrattuale che prevede le ore di preparazione alle lezioni, gli altri impegni non curricolari “dovuti”. Il “potenziamento” lo scorso anno era una risorsa è andava supplita se assente, quest'anno la supplenza configura il danno erariale. Naturalmente non mancano mai i detrattori delle “vacanze lunghe” dei docenti che fanno confronti “scientifici” con i settori nazionali del privato, ignorando e sminuendo il confronto europeo che qui ci vede ai primi posti per “giorni di scuola”.

Le retribuzioni e la spesa sull'istruzione: sono le piu' basse d'Europa, sia in termini di valori assoluti, sia in termini di “incrementi”. Dunque è stato bloccato il contratto da 8 anni, sono stati congelati gli scatti, è stato allungato lo scaglione retributivo base di ingresso a 10 anni per i neo immessi in ruolo (una manciata di euro li dividono dalla linea delle retribuzioni A.T.A.), è stato  tagliato il fis e le spese di funzionamento, i residui attivi del MIUR sono stati radiati (crediti che le scuole vantavano nei confronti del Ministero), le ore eccedenti non sono piu' pagate in estate, il “dimensionamento” e altre “razionalizzazioni, gli esodati dell'allungamento “solare” dell'età pensionabile (+ 5 anni le donne,+2 anni gli uomini). Insomma oltre 40 miliardi di “tagli”, qualcosa di molto simile a 100.000 miliardi delle amate lirette. Naturalmente c'è sempre chi presenta “il buco previdenziale” derivante dall'accorpamento INPDAP-INPS, facendo finta di non sapere  che le Amministrazioni Pubbliche versano si...certo che versano...ma sono contributi figurativi e partite di giro contabili. Ma mentre il gap delle retribuzioni salariali dei docenti è incolmabile in qualunque classifica per quanto riguarda i dirigenti scolastici, sono state incrementate le retribuzioni complessive e si allineano con molte di quelle europee. E' il mondo alla rovescia della Scuola italiana, dove con una mano ti danno gli 80 euro e con l'altra te le richiedono indietro e magari ti sbloccano pure il contratto così prendi meno degli 80 euro. Incredibile, ma vero.

Ora ci chiediamo, se queste sono le “ombre”, ci sono ragioni di speranza e di positività nel lavoro che facciamo per il nostro Paese e per i nostri studenti?

Certo che ci sono e queste non ce le possono togliere nemmeno gli emissari degli usurai come li chiamava folkloristicamente lias Kasidiaris (discorso contro il memorandum), un parlamentare greco.

La Scuola italiana per esempio, visto che siamo un paese industrializzato, ha creato quel bacino di cervelli laureati che ha permesso al nostro Paese di accettare la competizione internazionale, o qualcuno crede che se i laureati fossero stati quelli che assumeva Agnelli o Tronchetti Provera e tutti gli altri “industriali” del nostro Capitalismo senza Capitale (come lo chiamava Colajanni), il nostro Paese sarebbe stato solo a poche posizioni dalla media? Eh no, non ci stiamo, la Scuola italiana ha collocato i laureati che il mercato privato, molto impegnato a comprare immobili e BOT e meno in ricerca applicata, non riusciva ad utilizzare portando il Paese a livelli standard occidentali e non “africani”. Quindi se abbiamo un mercato delle tlc che è uno dei più importanti al mondo, lo dobbiamo anche ai laureati fannulloni da 18 ore a settimana, sarà meglio ricordarlo a certi salotti che prima di parlare dovrebbero almeno pagare le tasse in Italia.

A scuola arrivano i ragazzi stranieri NAI, non sanno quasi nulla di Italiano, eppure vengono inseriti in classe, eppure la maestra, i docenti, la scuola se ne fanno carico e li portano in avanti in un percorso di inserimento e integrazione proficuo e senza grossi traumi, sono magari il 10% degli studenti. Se all’Unicredit, con circa 60.000 dipendenti in Italia, arrivano 6000 lavoratori stranieri provenienti da paesi diversi, che non sanno una parola di italiano, funziona tutto? Gli aziendalisti della qualità totale che dicono?

A quelli che ci spiegano la flessibilità del mercato del lavoro, lo sanno che ci sono laureati che sono disponibili su tutto il network nazionale delle scuole, pronti con il loro trolley a raggiungere qualunque destinazione e con un ampio spettro di “mansioni” e non per brevi periodi, ma per decenni? …vogliamo spiegare la flessibilità del mercato del lavoro ai docenti precari ?..ma anche no direi!

Spesso mi capita di dire che quando ci sono problemi sociali i “sensori” sono tre non necessariamente in questo ordine: il poliziotto, il medico, l’insegnante. Allora lo vogliamo dire o no che la Scuola ha tenuto insieme questo Paese, che gli insegnanti hanno avuto un ruolo strategico nell’attenuare le asimmetrie sociali e le istanze più radicali? Nel rispondere alla crisi della famiglia? Ce l’ha o no questo ruolo di collante sociale la scuola “in presenza” o è stato tutto appaltato ai “corsi on line”?

Il lavoro dell’insegnante è uno dei piu’ belli che ci siano, è bellissimo vivere con i giovani e vederli crescere, è il miglior antidoto all’invecchiamento fisico e mentale. Quanta grande soddisfazione può dare trasmettere le proprie conoscenze, progettare percorsi di studio, gratificare, valutare equamente, far “crescere” i futuri cittadini, perché gli insegnanti credono che un cittadino deve avere un posto di lavoro. E’ giusto? O vogliamo il “centro di addestramento” e non la scuola?...Vogliamo sviluppare la creatività, il pensiero laterale, l’equilibrio personale o no? Ci bastano degli “esecutivi” privi di qualunque spirito critico?
L’insegnante,, l’educatore è in un continuo processo circolare: l’educatore educa ma viene anche educato, inoltre è anche un “rivoluzionario” perché educa ai valori di libertà, di democrazia, di rispetto ed equità. Queste cose servono alla società dei nostri figli, quella che come diceva Gibran abita le  stanze dell’avvenire che noi non passiamo vedere…

E poi come fece capire Primo Levi  in “Se questo è un uomo” (L’esame di chimica, capitolo 10), la scuola salva la vita!


Per questo dobbiamo tutti augurare un buon lavoro a tutti i docenti, nonostante le miserie del quotidiano, sappiamo che daranno ancora molto a questo Paese e al suo futuro, troika permettendo. 

lunedì 23 novembre 2015

ICF vs ICD10

(fonte:http://www.ilsorriso.net/ProgettoDellaBella/3_2.htm)

Il 22 Maggio 2001, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha approvato la nuova Classificazione Internazionale del Funzionamento e delle Disabilità e della Salute, nota come ICF.
Lo scopo generale della classificazione ICF è di fornire un linguaggio standard e unificato che serva da modello di riferimento per la descrizione della salute e degli stati correlati. Essa definisce le componenti della salute e alcune componenti ad essa correlate (come l'istruzione e il lavoro).
L'ICF sostituisce le precedenti versioni denominate ICDH (del 1980) e ICDH-2 (del 1999).
Nelle classificazioni internazionali dell'OMS le condizioni di salute in quanto tali (malattie, disturbi, lesioni, ecc.) sono classificate principalmente nell'ICD-10 (Classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali, OMS, 1992), che fornisce un modello di riferimento eziologico, cioè in riferimento alle cause della malattia.
Per le persone con ritardo mentale, l'uso dell'ICD-10 si è dimostrato complesso e poco rispondente alla specificità della condizione.
Nel 1996, a testimonianza della ripresa degli studi teorici e clinico sociali che negli ultimi due decenni si sono sviluppati in relazione al ritardo mentale, la divisione per la salute dell'OMS ha pubblicato le prime linee guida per la diagnosi dei disturbi mentali e fisici nei pazienti con ritardo mentale con il titolo: ICD-10 Guida per il ritardo mentale - abbreviato ICD-10R – (Il testo non è stato ancora pubblicato in italiano). In questo modo si è cercato di adeguare, completare e rendere utilizzabile L'ICD-10 per le persone con ritardo mentale.
L'ICD-10 e l'ICF sono pertanto complementari, e dovrebbero essere utilizzati insieme. L'ICD-10 fornisce una diagnosi delle malattie, dei disturbi o di altri stati di salute e questa informazione si arricchisce delle informazioni aggiuntive offerte dall'ICF relative al funzionamento.
Quindi, l'associazione di informazioni sulla diagnosi e sul funzionamento fornisce un quadro più ampio e significativo della salute delle persone.
Per completezza vanno citati altri due strumenti di classificazione internazionali utilizzati, in modo particolare il primo:
  1. DSM-IV Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, approvato dall'American Psychiatric Associaton nel 1994.
  2. Ritardo Mentale: definizione, classificazione e sistemi di supporto, approvato dall'American Association of Mental Retardation.(AAMR) nel 1992
DSM-IV e ICD-10 pur appartenendo a due scuole di pensiero psichiatrico diverso (europeo e americano) sono compatibili tra di loro.
1. Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute -ICF-
  1. Scopo dell'ICFGli scopi principali dell'ICF possono essere così sintetizzati:
    • Fornire una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute, delle condizioni, conseguenze e cause determinanti ad essa correlate;
    • Stabilire un linguaggio comune per la descrizione della salute e delle condizioni ad essa correlate allo scopo di migliorare la comunicazione fra i diversi utilizzatori, tra cui gli operatori sanitari, i ricercatori, gli esponenti politici e la popolazione, incluse le persone con disabilità;
    • Rendere possibile il confronto fra i dati raccolti in paesi, discipline sanitarie, servizi e periodi diversi;
    • Fornire uno schema di codifica sistematico per i sistemi informativi sanitari.
    Questi scopi sono interrelati tra loro, dal momento che le esigenze che sono alla base dell'ICF e le sue applicazioni richiedono la creazione o la disponibilità di un sistema significativo e pratico che possa essere usato da vari consumatori per una politica sanitaria, una garanzia di qualità e una valutazione dei risultati in culture diverse.
  2. Struttura dell'ICFLe informazioni fornite dall'ICF sono una descrizione delle situazioni che riguardano il funzionamento umano e le sue restrizioni, e la classificazione serve da modello di riferimento per l'organizzazione di queste informazioni, strutturandole in modo significativo, interrelato e facilmente accessibile.
    L'ICF organizza le informazioni in due parti, ognuna composta da due componenti:
    Parte 1. Funzionamento e Disabilità
    1. Funzioni e Strutture corporee
    2. Attività e Partecipazione
    Parte 2. Fattori contestuali
    1. Fattori ambientali
    2. Fattori Personali

    Le componenti del funzionamento e della disabilità nella parte 1 dell'ICF possono essere espresse in due modi. Da un lato possono essere usate per indicare problemi (per es. menomazioni, limitazioni dell'attività o restrizione della partecipazione, raggruppati sotto il termine ombrellodisabilità); dall'altro possono indicare aspetti non problematici (neutri) della salute e degli stati ad essa correlati, raggruppati sotto il termine ombrello funzionamento.
  3. Definizioni nell'ICFFunzioni e strutture corporee, attività e partecipazione sostituiscono i termini usati precedentemente di menomazione, disabilità e handicap (ICDH, 1980), ampliando la prospettiva della classificazione permettendo la descrizione di elementi positivi. Va tenuto presente che tali termini sono impiegati con significati specifici che possono differire dal significato corrente.
    Funzioni e Strutture corporee
    • Le funzioni corporee sono le funzioni fisiologiche dei sistemi corporei (incluse le funzioni psicologiche).
    • Le Strutture corporee sono le parti anatomiche del corpo, come gli organi, gli arti e le loro componenti.
    • Le menomazioni sono problemi nella funzione o nella struttura del corpo, intesi come una deviazione o una perdita significative.
    Attività e partecipazione
    • L'attività è l'esecuzione di un compito o di una azione da parte di un individuo
    • La partecipazione è il coinvolgimento in una situazione di vita.
    • Le limitazioni dell'attività sono le difficoltà che un individuo può incontrare nell'eseguire delle attività
    • Le restrizioni della partecipazione sono i problemi che un individuo può sperimentare nel coinvolgimento nelle situazioni di vita.
    Fattori Ambientali
    • I fattori ambientali comprendono l'ambiente fisico, sociale degli atteggiamenti in cui le persone vivono e conducono la loro esistenza. Questi fattori sono esterni agli individui e possono avere una influenza positiva o negativa sulla partecipazione dell'individuo come membro della società, sulla capacità dell'individuo di eseguire azioni o compiti. I fattori ambientali possono essere individuali o sociali.
    Fattori Personali
    • I fattori personali sono il background personale della vita e dell'esistenza di un individuo, e rappresentano quelle caratteristiche dell'individuo che non fanno parte della salute o degli stati di salute. Questi fattori comprendono il sesso, la razza, l'età, altre condizioni di salute, la forma fisica, lo stile di vita, le abitudini, l'educazione ricevuta, la capacità di adattamento, il background sociale, l'istruzione, la professione e l'esperienza passata e attuale, modelli di comportamento generale e stili caratteriale, che possono giocare un certo ruolo nella disabilità a qualsiasi livello. I fattori personali non sono stati classificati nell'ICF, ma vanno tenuti presenti come elementi aggiuntivi di valutazione.
    La disabilità viene definita come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e ambientali, che rappresentano le circostanze in cui vive l'individuo.
  4. L'ICF e le persone con disabilitàL'OMS riconosce che gli stessi termini usati nella classificazione possono, nonostante il grande impegno di tutti, rivelarsi stigmatizzanti ed etichettare le persone. In risposta a questa preoccupazione, è stata presa la decisione di abbandonare totalmente il termine "handicap", data la sua connotazione peggiorativa in inglese e in altre lingue, italiano incluso. Inoltre, il termine "disabilità" non viene usato come un componente della classificazione , ma di mantenerlo come termine ombrello generale. Rimane comunque la difficile questione di come sia meglio riferirsi agli individui che vivono qualche grado di limitazione o restrizione funzionale. L'ICF utilizza il termine "disabilità" per indicare un fenomeno multidimensionale risultante dall'interazione tra la persona e l'ambiente fisico e sociale. Per una varietà di ragioni riferendosi agli individui alcuni preferiscono usare il termine "persone con disabilità" mentre altri preferiscono "persone disabili". Alla luce di questa divergenza, non c'è una regola universale da adottare per l'OMS, e non sarebbe corretto che l'ICF adottasse rigidamente un approccio piuttosto che un altro. L'OMS conferma l'importante principio secondo il quale le persone hanno diritto di essere chiamate come desiderano o come scelgono.
    È importante sottolineare che l'ICF non è assolutamente una classificazione delle persone. È una classificazione delle caratteristiche della salute delle persone all'interno del contesto delle loro situazioni di vita individuali e degli impatti ambientali.
    2. Guida per il ritardo mentale ICD-10 R
    Nel 1996 la divisione per la salute mentale dell'OMS ha pubblicato le prime linee guida per la diagnosi dei disturbi mentali e fisici nelle persone con ritardo mentale con il titolo:
    ICD –10 Guide for Mental Retardation.
    Considerando che i soggetti con ritardo mentale presentano spesso molteplici problemi clinici associati, sia fisici che psichici, per descrivere in modo adeguato la realtà di un paziente con ritardo mentale è frequente dover ricorrere a molteplici diagnosi che devono essere ricercate in tutte le sezioni dell'ICD-10. In questo caso, si pongono due ordini di problemi: uno pratico, la difficoltà di rintracciare agevolmente le diverse voci, e uno teorico, infatti molti disturbi mentali e molte condizioni alterate dello sviluppo infantile riportano come criteri restrittivi proprio il livello intellettivo, che invece rimaneva il cardine per la diagnosi del ritardo mentale. Questo determina il rischio che in molte situazioni il quadro diagnostico non possa descrivere in modo adeguato la condizione psicopatologica del soggetto se non ricorrendo alla descrizione delle disabilità del vecchio codice ICDH del 1980.
    La nuova guida ICD-10 per il ritardo mentale si prefigge di ovviare a questa difficoltà, raccogliendo in un unico volume tutte le voci cliniche più comunemente associate al ritardo mentale e introducendo, anche per l'ICD-10, una classificazione multiassiale. Nella guida vengono considerati 5 assi principali:
    Asse I : Gravità del ritardo e problemi comportamentali

    Asse II : Condizioni mediche associate

    Asse III : Disturbi psichiatrici associati

    Asse IV : Valutazione globale delle disabilità psicosociali

    Asse V : Condizioni psicosociali "a rischio" associate

    ASSE I – Gravità del ritardo e problemi comportamentali
    La novità più rilevante sul primo asse è data dal fatto che il livello di QI non è più inteso come indice esclusivo per la definizione del ritardo mentale e del suo livello di gravità, ma deve essere associato a una valutazione delle abilità sociali. Vengono individuati i seguenti livelli di gravità:
    F 70 – Ritardo mentale lieve
    F 71 – Ritardo mentale medio
    F 72 – Ritardo mentale grave
    F 73 – Ritardo mentale gravissimo o profondo
    F 78 – Ritardo mentale di altro tipo
    F 79 – Ritardo mentale non specificato
    Un'altra importante novità è la precisazione di eventuali disturbi comportamentali associati che possono essere presenti isolatamente e non far parte di più vasti quadri psicopatologici definiti.
    Le anomalie comportamentali vengono così a essere definite da un secondo codice decimale aggiuntivo (per es. F.72.13, Ritardo mentale grave con ipercinesia) e sono prese in considerazione le seguenti voci:
    1. Autolesionismo
    2. Pica
    3. Ipercinesia
    4. Vaneggiamenti e fughe
    5. Aggressività eterodiretta
    6. Strapparsi i capelli
    ASSE II – Condizioni mediche associate
    Il secondo asse, relativo alle condizioni mediche associate, comprende sia le cause che possono essere all'origine del ritardo mentale, e in questo ambito vengono classificate anche le più recenti sindromi genetiche, congenite e malformative che sono state individuate negli ultimi anni, sia i disturbi fisici che possono essere semplicemente associati.
    Malattie infettive e parassitarie del SNC
              Tubercolosi del SNC
              Lue congenita
    Neoplasie benigne cerebrali
              Emangioma
              Meningioma
    Malattie del sangue con danno al SNC
              Talassemia
              Anemia da carenza di folati
    Malattie endocrine e metaboliche
              Ipotiroidismo
              Fenilchetonuria
    Malattie del SNC
              Encefaliti
              Nistagmo
              Disturbi della vista
    Malattie del sistema vascolare cerebrale
              Emorragia subaracnoidea
              Emorragia intracerebrale
    Malattie del sistema muscolo – scheletrico
              Scoliosi
              Cifosi
    Malformazioni congenite e cromosomiali
              Sindrome di Down
              Sclerosi tuberosa
              Prader-Willi
    ASSE III - Disturbi psichiatrici associati
    Nel terzo asse, relativo ai disturbi psichiatrici associati, sono discusse le interrelazioni più frequenti tra ritardo mentale e psicopatologia con l'intento di discriminare il primum movens all'origine del quadro clinico, ovvero le situazioni psichiatriche che possono comportare un deterioramento intellettivo secondario, dai casi in cui è la condizione di ritardo mentale che può favorire l'insorgenza secondaria dei disturbi psicopatologici.
    I blocchi diagnostici presi in considerazione sono i seguenti:
    F 20 – schizofrenia, sindrome schizotipica, sindromi deliranti e schizoaffettive

    F 30 – sindromi affettive

    F 40 – sindromi nevrotiche

    F 50 – sindromi e disturbi comportamentali associati ad alterazioni delle funzioni fisiologiche e a fattori somatici

    F 60 – disturbi della personalità e del comportamento nell'adulto

    F 80 – sindromi e disturbo da alterato sviluppo psicologico

    F 90 – sindromi e disturbi comportamentali ed emozionali nell'infanzia e nell'adolescenza
    In quest'ottica multiassiale la ricerca della diagnosi principale si svolge sui primi tre assi e alla voce ritenuta fondante si possono poi aggiungere le diagnosi secondarie eventualmente associate.
    Gli ultimi due assi – ASSE IV e ASSE V – descrivono le condizioni di anormalità psicosociale spesso presenti nei pazienti con ritardo mentale; il quarto asse individua le disabilità soggettive mentre il quinto descrive le condizioni anomale dell'ambiente in cui il soggetto vive o è vissuto.
    N.B. - Non essendo ancora disponibile una versione ufficiale dell'ICD-10R tradotta e pubblicata in italiano, è possibile trovare diverse traduzioni che differiscono leggermente tra di loro.
    La versione sopracitata è contenuta nel seguente testo: Pilone, Muzio, Levrero, "VAP-H, test di valutazione degli aspetti psicopatologici nell'handicap" Erickson 2000.
    Per completezza, riporto anche la valutazione multiassiale del DSM-IV
    Asse I : Disturbi psichiatrici
    Asse II : Disturbi di personalità e ritardo mentale
    Asse III : Condizione medica asssociata
    Asse IV : Problemi psicosociali e ambientali
    Asse V : Funzionamento psicosociale
    ICD - ICDH - ICDH-2Non più in uso 
     Ritardo Mentale: definizione, classificazione e sistemi di supportoAmerican Association of Mental Retardation, 1992
    ICD-10Classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentaliOMS, 1992
    DSM-IVManuale diagnostico e statistico dei disturbi mentaliAmerican Psychiatric Association, 1994
    ICD-10RGuida per il ritardo mentale - non ancora pubblicato in italiano -OMS, 1996
    ICFClassificazione internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della SaluteOMS, 2001

giovedì 6 agosto 2015

Corso Bes e materiali: progetto rete bes ponente a.s. 2014/2015


Materiali:



Materiali del corso

Appunti dal corso di formazione IPSIA ODERO Genova 2015: Bes e stranieri (con link attivi)



Nei paragrafi, dove è presente la sottolineatura, compare una "manina" che attiva i link nei materiali del corso.

Le intelligenze

Le 9 intelligenze di Gardner… 7 trascurate da molte scuole

Lo psicologo statunitense Howard Gardner distingue ben 9 tipi fondamentali d’intelligenza, localizzati in parti differenti del cervello, di cui fa parte anche l’intelligenza logico-matematica (l’unica su cui era basato l’originale test di misurazione del QI). Ecco, qui di seguito, i 9 macro-gruppi intellettivi:
1. Intelligenza Linguistica: è l’intelligenza legata alla capacità di utilizzare un vocabolario chiaro ed efficace. Chi la possiede solitamente sa variare il suo registro linguistico in base alle necessità ed ha la tendenza a riflettere sul linguaggio. Possono averla poeti, scrittori, linguisti, filologi, oratori.
2. Intelligenza Logico-Matematica: coinvolge sia l’emisfero cerebrale sinistro, che ricorda i simboli matematici, che quello di destra, nel quale sono elaborati i concetti. È l’intelligenza che riguarda il ragionamento deduttivo, la schematizzazione e le catene logiche. La possiedono solitamente scienziati, ingegneri, tecnologi.
3. Intelligenza Spaziale: concerne la capacità di percepire forme e oggetti nello spazio. Chi la possiede, normalmente, ha una sviluppata memoria per i dettagli ambientali e le caratteristiche esteriori delle figure, sa orientarsi in luoghi intricati e riconosce oggetti tridimensionali secondo schemi mentali piuttosto complessi. La possiedono scultori, pittori, architetti, ingegneri, chirurghi ed esploratori.
4. Intelligenza Corporeo-Cinestesica: coinvolge il cervelletto, i gangli fondamentali, il talamo e vari altri punti del nostro cervello. Chi la possiede ha una padronanza del corpo che gli permette di coordinare bene i movimenti. Ce l’hanno in misura peculiare ballerini, coreografi, sportivi, artigiani.
5. Intelligenza Musicale: normalmente è localizzata nell’emisfero destro del cervello, ma le persone con cultura musicale elaborano la melodia in quello sinistro. È la capacità di riconoscere l’altezza dei suoni, le costruzioni armoniche e contrappuntistiche. Chi ne è dotato solitamente ha uno spiccato talento per l’uso di uno o più strumenti musicali, o per la modulazione canora della propria voce. La possiedono prevalentemente i compositori, i musicisti e i cantanti.
6. Intelligenza Interpersonale: coinvolge tutto il cervello, ma principalmente i lobi pre- frontali. Riguarda la capacità di comprendere gli altri, le loro esigenze, le paure, i desideri nascosti, di creare situazioni sociali favorevoli e di promuovere modelli sociali e personali vantaggiosi. È presente in maggior misura in politici, leader, imprenditori di successo, psicologi.
7. Intelligenza Intrapersonale: riguarda la capacità di comprendere la propria individualità, di saperla inserire nel contesto sociale per ottenere risultati migliori nella vita personale, e anche di sapersi immedesimare in ruoli e sentimenti diversi dai propri. Non è prerogativa di qualcuno, benché la possiedano, in particolare, gli attori.
8. Intelligenza Naturalistica: consiste nel saper individuare determinati oggetti naturali, classificarli in un ordine preciso e cogliere le relazioni tra di essi. È l’intelligenza tipica di biologi, astronomi, antropologi, medici e altri.
9. Intelligenza Esistenziale: rappresenta la capacità di riflettere consapevolmente sui grandi temi dell’esistenza, come la natura dell’uomo, e di ricavare da sofisticati processi di astrazione delle categorie concettuali che possano essere valide universalmente. È tipica dei filosofi e degli psicologi, e in parte anche dei fisici.
Sebbene queste capacità siano più o meno innate negli individui, non sono statiche e possono essere sviluppate mediante l’esercizio. Inoltre, esse possono anche “decadere” con il tempo. Lo stesso Gardner ha poi menzionato il fatto che classificare tutte le manifestazioni dell’intelligenza umana sarebbe un compito troppo complesso, dal momento che ogni macro-gruppo contiene vari sottotipi. (Fontehttp://it.wikipedia.org)